sabato 23 gennaio 2016

La prima volta che Edoardo si è fatto in 3... o quasi!

Ed arriviamo al giorno 19 giugno 2010, finalmente l’evento della stagione, il mio debutto nelle competizioni di triathlon e come inizio non potevo scegliere posto migliore che Bardolino, il Triathlon Internazionale più partecipato e conosciuto d’Italia. 


La mattina inizia presto per poter arrivare sul posto e trovare un adeguato parcheggio, poi iniziano i preparativi, lo spuntino e, all’apertura della zona cambio, il trasferimento di tutta l’attrezzatura da sistemare nei pochi centimetri disponibili per ogni concorrente. E’ entusiasmante ed è uno spettacolo vedere tutto il movimento che crea un evento del genere, tra atleti, accompagnatori, spettatori ed organizzatori, Bardolino diventa la capitale del Triathlon.





Il tempo passa in fretta e la tensione sale, si cerca di acquisire e “rubare” ogni movimento, disposizione o tipo di riscaldamento, vista la mia completa inesperienza in tale competizione. Così preparo la mia postazione dando un senso logico ai vari cambi che dovrò affrontare e poi indosso la mia muta per verificarla in lago in un breve riscaldamento.



Qui ancora sorrideva!!!

Poi, visto che sarò nell’ultima batteria di partenti rimane la grande attesa, tutti accodati uno in fianco all’altro, uniti dalla stessa passione, ma ognuno con le proprie aspettative confermate più o meno dalla preparazione effettuata e in tutto questo gran amalgama, rimane dall’esterno la visione di tanti pinguini neri che si stanno accingendo al tuffo in acqua, distinti l’un l’altro solamente dalle cuffie colorate. Mentre però attendiamo le varie chiamate per la partenza ecco che piomba una bella ciliegina dal cielo. In tre punti ben precisi del Lago di Garda il cielo si fa nero ed incominciano degli scrosci d’acqua molto evidenti, coronati da lampi e fulmini. 

 



Di sicuro non necessitavo di un tale aumento della preoccupazione, che di per se’ era già piuttosto elevata, visto che, se anche posso ritenermi un buon nuotatore, il nuoto il campo aperto mi angoscia parecchio, ma sapere che ci sono anche i temporali e rischiare di diventare un pinguino arrostito, non mi può di certo entusiasmare. E vabbè ormai ci siamo e dobbiamo partire…..!!! 


Mi metto in seconda linea in acqua e al via mi accorgo subito di avanzare velocemente e dopo un centinaio di metri mi trovo già in testa, peccato che non ho fatto i conti con un’iperventilazione polmonare dovuta alla partenza a tutta, quindi cerco di rifiatare, cercando di scacciare dalla testa la classica frase: “CHI CAZZO ME L’HA FATTO FARE”, ma tutto d’un tratto sento un plotone d’esecuzione che inizia a randellarmi dai piedi fino alla schiena buttandomi sott’acqua, quindi sono costretto a ripartire a tutta e ricreare così il circolo vizioso, mancanza di fiato e randellate, che si susseguono fino al giro della prima boa posta a circa 500 metri dalla partenza.
Poi, finalmente, riesco a dare regolarità alla mia nuotata e soprattutto alla respirazione e al cuore e inizia così una seconda parte di vera soddisfazione natatoria. Vado come un treno….ops, meglio come un motoscafo e riesco a recuperare ben due gruppi partiti prima di me (pinguini gialli e azzurri) ognuno con un minuto di distacco ed esco così dall’acqua, anche se non me ne rendo conto visto il diluvio in atto, stordito ma soddisfatto. 




Faccio il mio primo cambio di attrezzatura, notando che tutto quello che avevo preventivato è andato a farsi benedire, perché l’asciugamano è da strizzare e non serve più a nulla, le scarpe della bici devono essere svuotate dall’acqua presente, quelle da corsa non ne parliamo e soprattutto ho già freddo per la bella brezza temporalesca in atto. 

 

Ormai siamo in barca e dobbiamo continuare, quindi prendo la mia bella bici ed esco dalla zona cambio, ma una volta salito mi sembra di essere ingessato, ho freddo, le gambe sono di legno e faccio fatica a farle girare, senza contare che ci sono subito piccole salite e gli altri vanno già come motorini. Cerco di stare comunque in gruppo ma tutti sono assatanati e ti passano a destra e a sinistra, io comunque cerco di non farmi male, anche perché con una pioggia del genere e con le gomme gonfiate a 8 bar, se sbaglio una curva mi trovo a regalare parte del mio DNA sull’asfalto, quindi testa sulle spalle e fanculo agli iper agonisti. I km si susseguono e su una curva in discesa ho la prima conferma di quanto ho immaginato in precedenza: un gruppetto di circa dieci ciclisti che si è schiantato e qualcuno si è sicuramente fatto male, perché poco dopo incrociamo un’ambulanza che accorre sul posto. Alla faccia dello sport fatto come benessere fisico ed ulteriore motivo di preoccupazione! Con delle condizioni del genere è difficile mantenersi in scia, perché ti fai continui gargarismi, ma non di certo con il collutorio, se esci prendi più pioggia e non vedi un cazzo, quindi è un vero casino gestire la corsa e proprio mentre sono in discesa e continuo con questo 
dentro e fuori, vedo tutto d’un tratto un dissuasore della velocità e nel cercare di attutirlo cerco di far “saltare” la bici, peccato però che quello davanti a me scarti velocemente sulla sinistra ed io “all’atterraggio” mi trovi un tombino del gas esposto che prendo in pieno con la ruota anteriore. Risultato è che a circa 40 all’ora, o forse più, con un colpo del genere se rimani in piedi è un vero miracolo ed infatti, nonostante la foratura all’anteriore e il manubrio rivolto verso l’asfalto, riesco a frenare e portarmi sulla destra con un immenso sospiro di sollievo finale. Ora arriva il bello, perché quando si è in gara non ci si porta di certo via l’attrezzatura per le riparazioni e quindi inizio a chiedere ai vari residenti il modo più veloce per rientrare a piedi a Bardolino, visto che ho il mezzo inutilizzabile e con immenso piacere ricevo la conferma che sono nel punto più distante e quindi….sono cazzi!!! Mi avvio a tornare indietro visto che 
 avevo percorso più di 15 km e, mentre sfilano una marea di ciclisti, mi rendo conto che, nonostante tutto, stavo proprio andando bene e quindi l’incazzatura cresce ma, come tutte le circostanza della vita, bisogna farsene una ragione e mangiarsela…., sarà per un’altra volta! Così piano piano rientro a piedi fino ad un posto di controllo della Protezione Civile dove vengo informato che passati tutti i cicliti ci sarà un servizio “scopa”, ma visto il meteo e gli incidenti avrei dovuto pazientare parecchio. Quindi mi armo di pura pazienza zen e tremando dal freddo cerco di camminare su e giù per scaldarmi fino a quando, passata più di un’ora arriva un furgone che carica finalmente me e la mia bici verso un amaro rientro. Sono ora al caldo del furgone con una coperta sulle spalle e due vecchietti tutti pimpanti ed incazzati a recuperare sfigati dalla strada, ma tutta la mia preoccupazione è ora per Giulia che, dopo avermi visto quasi friggere sul lago, è in attesa del cambio bici – corsa e dopo tutto questo tempo sarà sicuramente iper ansiosa. Ed è così, una volta giunto a Bardolino e scaricato la bici, finalmente ci ritroviamo e ci liberiamo reciprocamente delle tensioni, ognuno per il suo verso, accumulate, portandoci dapprima nella zona cambio a recuperare l’attrezzatura e poi in parcheggio per dare una fine ad una giornata un po’ storta. 



Partiamo così per il rientro a casa, ma dopo qualche km fuori dal centro cittadino mi accorgo di un rumore sulla ruota dx della macchina….nuova, così mi fermo in tangenziale e nel verificare la gomma scorgo con “enorme piacere” che si è insediata, senza alcuna richiesta, una bella vite a testa esagonale. Lo stupore e la felicità mi pervadono a tal punto che arretrando scivolo in un canale di scolo in cemento, scuoiandomi la gamba sinistra e rendendomi conto che a volte il destino è proprio beffardo e - dove prima in gara mi aveva salvato - ora da pirla mi ha alla grande fregato. Cerco così un gommista, ma al sabato pomeriggio è assai difficile trovarne disponibili, così decido piano pian di entrare in autostrada sperando di raggiungere un’area di servizio, ma tutto d’un tratto lo splendido ticchettio sparisce e le spie del cruscotto mi avvisano che al peggio non c’è mai fine e che la gomma destra sta velocemente sgonfiandosi. La tecnologia a volte è straordinaria e meravigliosa, ma sa anche metterti ancora più in difficoltà, perché nella bellissima Opel Insigna non c’è una ruota di scorta, ma solo un compressorino con un riparatore di gomme che sistema fori fatti con gli aghi di pino e quindi non può di certo tornare utile per fori fatti con una vite bazooka. Decido quindi di chiamare l’assistenza stradale, la quale mi recupera dopo una bella oretta e mi porta alla sede di Verona, dove provvedo a lasciare l’auto, farmi raggiungere dal grande Lalli-mio-salvatore, trasbordare tutta l’attrezzatura e rientrare a casa dove posso finalmente affermare…..CHE GIORNATA DI MERDA!!!!

1 commento:

  1. Sticavoli! Edo..... certo che la tua è più di una passione... direi quasi un'ostinazione ;-)

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