martedì 1 agosto 2017

Jacklin racconta Farra d'Alpago





TRIATHLON SPRINT SILCA CUP – FARRA D’ALPAGO, LAGO DI SANTACROCE  
23 LUGLIO 2017


Dopo Carmignano, colta dall’entusiasmo del mio primo risultato di categoria, ho deciso di iscrivermi immediatamente alla gara successiva… ed ecco come è cominciata.


Scrissi: “wow, allora ne vale proprio la pena” ed ora confermo… ne è valsa la pena, ma, andiamo in ordine, una breve cronaca risulta necessaria.
La settimana che ha preceduto la gara è stata abbastanza tranquilla, mi sentivo bene, ero appena tornata dal viaggio in Cornovaglia, ero rilassata, anche troppo, e non avevo particolari preoccupazioni.
La notte prima ho dormito come un ghiro, poi sveglia alle ore 6:30, colazione da campione, bici in macchina (sempre con il supporto morale, fisico e la pazienza del mio fidanzato) e, ore 7:40 partenza!
Direi che forse me la sono presa con un po’ troppa calma, considerato che il ritiro del pacco gara e la sistemazione del materiale in T2 chiudeva alle 9:30.
Quindi, con troppa serenità mi godo il tragitto verso Farra D’Alpago, ma ecco arrivare lo schiaffo in faccia che mi risveglia dal mondo delle favole! Ed ecco, soprattutto, che inizia l’inferno, non tanto per me, quanto più per il mio fidanzato! “Salita?! La bici prevede delle pendenze?! Ma come faccio? Io non le so fare! Mi fermo, non vado avanti, non ho muscoli, torniamo indietro, e bla bla bla bla bla bla” (tutto questo da lì, al parcheggio e oltre!)
Sono letteralmente entrata nel panico, perché, come tutti sapete, la bici non risulta essere il mio forte! Nelle poche uscite di gruppo avevo il mitico Simpa a spingermi con la mano per le salite, tra l’altro brevissime considerate le campagne del veneziano, ma ora?
Beh, ora scrivo ridendo, ma vi assicuro che in quel momento volevo piangere, anzi, un pochino ho pure pianto!




In più ero in ritardo, quindi tra il subbuglio di emozioni contrastanti e la confusione del momento, non ho avuto nemmeno il tempo di fermarmi a chiacchierare con i miei compagni di gruppo presenti, di sistemare con calma le mie cose e di ammirare il luogo!
Di punto in bianco ero già in partenza con un “leggero” stato di nervosismo. (la foto rende chiara l’idea).











Tuffo nel lago alla grande, peccato l’acqua negli occhialini che mi ha obbligato a fermarmi poco prima della prima boa per sistemare le lenti a contatto che mi stavano abbandonando! Acqua pesante, ma sono arrivata abbastanza carica per affrontare il resto della gara!






Se fossimo in un film la cronaca continuerebbe descrivendo un sorprendente giro in bici, con le gambe che esplodo e mi portano alla terza transizione volando. Ma, trattandosi della realtà, nonostante la bella spinta in acqua, la bici avrebbe visto anche mia nonna superarmi senza grosse difficolta! C’è da dire una cosa però… il paesaggio era stupendo e mi sono divertita come fossi in giostra durante i chilometri in discesa!






Con tutta “calma” e un po’ accaldata, arrivo quindi per l’ultima transizione e qui sì, ho voluto recuperare il mio deficit in bici, e, nonostante il sole battente, ho migliorato i miei tempi con grande soddisfazione!
Facendo riferimento alla classifica generale, che dire, non mi sono piazzata benissimo, ma guardando i miei traguardi personali ho migliorato il nuoto e la corsa, quindi una gran vittoria! 


Ogni gara, infatti, regala qualcosa e questa in particolare mi ha insegnato:
-          a calcolare meglio i tempi per il pre gara, perché è necessario poter organizzare il proprio materiale, prepararsi mentalmente con calma, incontrarsi e supportarsi con il gruppo
-          a non sottovalutare mai una gara, come pure a non tirarsi indietro, ci si deve sempre misurare con sé stessi, anche se alla fine si arriva ultimi, e quindi…..
-          ad aumentare gli allenamenti in bicicletta!! (Enrico preparati!!)
Devo poi aggiungere che aver visto atleti di livello così elevato è stata un’emozione grandissima. Enorme ammirazione, soprattutto guardando alcune donne. Ho avuto modo di conoscere e chiacchierare con Lisa Desiderà, qui, come a Carmignano, dove lei stessa mi aveva consigliato di partecipare a questa gara.
E’ bellissimo arrivare a 32 anni, con poca esperienza di sport, e sentirsi come una ragazzina che guarda con ammirazione atleti di un certo calibro, sognando ed ambendo a diventare più forte.
Mitici anche i miei compagni, con i quali purtroppo, per questione di tempo, non sono riuscita a condividere molto durante il pre ed il post gara, ma che mi hanno comunque dato i consigli di cui avevo bisogno e supportata quando ci si incrociava! Mi sono mancate le mie compagne di squadra, con le quali spero di condividere presto le emozioni delle prime gare, proprio come durante il nostro battesimo ad Oderzo.
Anche se per un momento ho pensato “ma chi me l’ha fatto fare!” ora ringrazio chi me l’ha consigliata, perché, oltre ad essermi divertita ed aver ammirato paesaggio ed atleti, mi ha permesso di mettermi alla prova, capendo che con un po’ di coraggio e lavoro si possono superare i propri punti deboli e che come “il successo non è mai definitivo, nemmeno un fallimento può essere fatale”.
Un enorme GRAZIE è di dovere a quel santo uomo del mio ragazzo che mi accompagna, mi ascolta come uno psicologo, mi sgrida e mi aiuta negli allenamenti. Ho la fortuna di condividere con lui la passione per lo sport e questo mi sprona ad andare avanti e a migliorare.
Ringrazio coach Enrico Simpa, che già dalla prima gara ha pensato bene ai neofiti di questo sport, aiutandoci con consigli pratici utilissimi (soprattutto per le imbranate come me!) e con il quale condivido il tacito accordo “io aiuto te in bici e tu aiuti me nel nuoto”.

Desidero concludere questo breve articolo condividendo la foto qui accanto.
Ha un valore particolare, si tratta di una rivista che mi è stata regalata nel 2011, quando Qualcuno credeva che ce la potevo fare anch’io! L’ho trovata per caso, riordinando vecchi libri universitari. Mi sono sorpresa e commossa rivedendola, perché in quel periodo si trattava solo di un sogno, ed ora, nel mio piccolo, si sta realizzando e mi sta accompagnando verso nuovi obiettivi e traguardi.
Quindi, ora si pensa alla prossima gara… quali sorprese ed insegnamenti maturerò ancora? Una cosa è certa, lo sport è una metafora di vita e nulla è impossibile se siamo consapevoli e disposti a metterci alla prova senza smettere di sorprenderci ed imparare.