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LUGLIO 2017
Dopo
Carmignano, colta dall’entusiasmo del mio primo risultato di categoria, ho
deciso di iscrivermi immediatamente alla gara successiva… ed ecco come è
cominciata.
Scrissi: “wow, allora ne vale proprio la pena” ed ora
confermo… ne è valsa la pena, ma, andiamo in ordine, una breve cronaca risulta
necessaria.
La
settimana che ha preceduto la gara è stata abbastanza tranquilla, mi sentivo
bene, ero appena tornata dal viaggio in Cornovaglia, ero rilassata, anche
troppo, e non avevo particolari preoccupazioni.
La
notte prima ho dormito come un ghiro, poi sveglia alle ore 6:30, colazione da
campione, bici in macchina (sempre con il supporto morale, fisico e la pazienza
del mio fidanzato) e, ore 7:40 partenza!
Direi
che forse me la sono presa con un po’ troppa calma, considerato che il ritiro del
pacco gara e la sistemazione del materiale in T2 chiudeva alle 9:30.
Quindi,
con troppa serenità mi godo il tragitto verso Farra D’Alpago, ma ecco arrivare lo
schiaffo in faccia che mi risveglia dal mondo delle favole! Ed ecco,
soprattutto, che inizia l’inferno, non tanto per me, quanto più per il mio
fidanzato! “Salita?! La bici prevede delle pendenze?! Ma come faccio? Io non le
so fare! Mi fermo, non vado avanti, non ho muscoli, torniamo indietro, e bla
bla bla bla bla bla” (tutto questo da lì, al parcheggio e oltre!)
Sono
letteralmente entrata nel panico, perché, come tutti sapete, la bici non risulta
essere il mio forte! Nelle poche uscite di gruppo avevo il mitico Simpa a
spingermi con la mano per le salite, tra l’altro brevissime considerate le
campagne del veneziano, ma ora?
Beh,
ora scrivo ridendo, ma vi assicuro che in quel momento volevo piangere, anzi,
un pochino ho pure pianto!
In
più ero in ritardo, quindi tra il subbuglio di emozioni contrastanti e la
confusione del momento, non ho avuto nemmeno il tempo di fermarmi a
chiacchierare con i miei compagni di gruppo presenti, di sistemare con calma le
mie cose e di ammirare il luogo!
Di
punto in bianco ero già in partenza con un “leggero” stato di nervosismo. (la
foto rende chiara l’idea).
Tuffo
nel lago alla grande, peccato l’acqua negli occhialini che mi ha obbligato a
fermarmi poco prima della prima boa per sistemare le lenti a contatto che mi
stavano abbandonando! Acqua pesante, ma sono arrivata abbastanza carica per
affrontare il resto della gara!
Con
tutta “calma” e un po’ accaldata, arrivo quindi per l’ultima transizione e qui
sì, ho voluto recuperare il mio deficit in bici, e, nonostante il sole
battente, ho migliorato i miei tempi con grande soddisfazione!
Facendo
riferimento alla classifica generale, che dire, non mi sono piazzata benissimo,
ma guardando i miei traguardi personali ho migliorato il nuoto e la corsa,
quindi una gran vittoria!
Ogni
gara, infatti, regala qualcosa e questa in particolare mi ha insegnato:
-
a calcolare meglio i tempi per il pre gara,
perché è necessario poter organizzare il proprio materiale, prepararsi
mentalmente con calma, incontrarsi e supportarsi con il gruppo
-
a non sottovalutare mai una gara, come
pure a non tirarsi indietro, ci si deve sempre misurare con sé stessi, anche se
alla fine si arriva ultimi, e quindi…..
-
ad aumentare gli allenamenti in
bicicletta!! (Enrico preparati!!)
Devo
poi aggiungere che aver visto atleti di livello così elevato è stata
un’emozione grandissima. Enorme ammirazione, soprattutto guardando alcune
donne. Ho avuto modo di conoscere e chiacchierare con Lisa Desiderà, qui, come
a Carmignano, dove lei stessa mi aveva consigliato di partecipare a questa
gara.
E’
bellissimo arrivare a 32 anni, con poca esperienza di sport, e sentirsi come
una ragazzina che guarda con ammirazione atleti di un certo calibro, sognando
ed ambendo a diventare più forte.
Mitici
anche i miei compagni, con i quali purtroppo, per questione di tempo, non sono
riuscita a condividere molto durante il pre ed il post gara, ma che mi hanno
comunque dato i consigli di cui avevo bisogno e supportata quando ci si
incrociava! Mi sono mancate le mie compagne di squadra, con le quali spero di
condividere presto le emozioni delle prime gare, proprio come durante il nostro
battesimo ad Oderzo.
Anche
se per un momento ho pensato “ma chi me l’ha fatto fare!” ora ringrazio chi me
l’ha consigliata, perché, oltre ad essermi divertita ed aver ammirato paesaggio
ed atleti, mi ha permesso di mettermi alla prova, capendo che con un po’ di
coraggio e lavoro si possono superare i propri punti deboli e che come “il
successo non è mai definitivo, nemmeno un fallimento può essere fatale”.
Un
enorme GRAZIE è di dovere a quel santo uomo del mio ragazzo che mi accompagna,
mi ascolta come uno psicologo, mi sgrida e mi aiuta negli allenamenti. Ho la
fortuna di condividere con lui la passione per lo sport e questo mi sprona ad
andare avanti e a migliorare.
Ringrazio
coach Enrico Simpa, che già dalla prima gara ha pensato bene ai neofiti di
questo sport, aiutandoci con consigli pratici utilissimi (soprattutto per le
imbranate come me!) e con il quale condivido il tacito accordo “io aiuto te in
bici e tu aiuti me nel nuoto”.
Desidero
concludere questo breve articolo condividendo la foto qui accanto.
Ha
un valore particolare, si tratta di una rivista che mi è stata regalata nel
2011, quando Qualcuno credeva che ce la potevo fare anch’io! L’ho trovata per
caso, riordinando vecchi libri universitari. Mi sono sorpresa e commossa
rivedendola, perché in quel periodo si trattava solo di un sogno, ed ora, nel
mio piccolo, si sta realizzando e mi sta accompagnando verso nuovi obiettivi e traguardi.
Quindi,
ora si pensa alla prossima gara… quali sorprese ed insegnamenti maturerò
ancora? Una cosa è certa, lo sport è una metafora di vita e nulla è impossibile
se siamo consapevoli e disposti a metterci alla prova senza smettere di
sorprenderci ed imparare.